Come è ormai a tutti noto [cfr news del 3 febbraio], in data 31 Gennaio 2017 Regione Lombardia ha emesso una nuova delibera relativa alla Medicina del territorio, che stratifica la popolazione lombarda in 5 gruppi di pazienti, divisi per decrescente gravità ed impegno patologico… e affida le categorie più impegnative (cioè la gestione dei pazienti cronici) anche a gestori privati (anche NON medici, quindi), eliminando con un colpo di spugna l’insostituibile rapporto medico-paziente, che solo il Medico di Famiglia sa porre efficacemente in atto. Ma non è questa l’unica criticità evidenziata.
La delibera in questione appare infatti in netto contrasto con l’ ACN in vigore che, all’art. 13 bis prevede che il Medico di Famiglia assuma il governo del processo assistenziale relativo al proprio paziente, sia parte attiva e continua nell’assistenza, si impegni nel perseguire la salute dei cittadini. Regione invece vorrebbe affidare ad altri “gestori” questo importante compito, pur prevedendo che anche i Medici di Famiglia possano “candidarsi”, in alcuni casi, al ruolo di gestore, col rischio però di trasformarsi in una sorta di manager economico, fornitore di servizi a basso costo, che viene premiato se risparmia sulle prestazioni e quindi sulla salute dei Cittadini…..copia riveduta e corretta dei Creg, di cui Regione prevede la fine entro alcuni mesi. A sua volta il Cittadino viene indotto (quasi obbligato) a scegliere un gestore con il quale sottoscrivere un “patto di salute” che lo vincola per almeno un anno, un vero e proprio contratto che ne limita la tanto sbandierata “libertà decisionale”.
In data 21 febbraio 2017 si è riunito il Consiglio Regionale Snami lombardo per approfondire l’argomento. Il Consiglio Regionale ha stabilito che: 1. ogni residua remunerazione ad avanzo di budget deve scomparire dalla delibera e che 2. deve essere possibile anche e soprattutto per il medico singolo prendere in carico il paziente cronico, soprattutto da un punto di vista clinico, escludendo ogni orpello di carattere burocratico. Per questa ragione è assolutamente necessario che venga attivato un centro servizi presso l’ATS di competenza.
Solo a queste condizioni SNAMI potrà accettare di collaborare con l’Assessorato per rivedere la delibera in questione e ritornare a un’assistenza al cronico tipica della medicina di famiglia, ovverosia ritornare ad un’assistenza “su misura” che solo il proprio medico di fiducia sa mettere in campo.
L’argomento è già stato preso in considerazione anche il sede di Tavolo aziendale dell’ATS di Milano, svoltosi la mattina del 22 Febbraio. In tale sede il nostro rappresentante, Ugo Tamborini, ha appunto preteso che anche il MMG singolo possa far parte del progetto, eventualmente appoggiandosi ad un Centro Servizi e ad un applicativo informatico forniti da ATS, preservandolo in tal modo dai vari incarichi burocratici che nulla hanno a che fare col nostro impegno di Medici.
Vi terremo aggiornati sull’evoluzione di questo ennesimo attacco alla Sanità Pubblica e ai diritti degli stessi Cittadini. Tra qualche settimana l’Ordine dei Medici di Milano organizzerà sull’argomento un confronto pubblico, al quale siete già da ora invitati.
L’Esecutivo Regionale SNAMI