Che nelle farmacie informatizzate oggi si prenotino esami, si sa. Ma che un utente possa scegliere il nuovo medico curante revocando il proprio è troppo. Accade all’Asl Monza e Brianza, e forse presto all’Asl di Como. Non ci il Coordinamento lombardo degli Ordini dei Medici che nella figura del presidente Giovanni Belloni e del vice Gianluigi Spata ha scritto alla Regione, la cui delibera 1427 del 28 febbraio prevede il nuovo servizio a disposizione del cittadino, parlando di un servizio non previsto dal decreto sulla farmacia dei servizi, con il quale però «il farmacista è in grado di condizionare l’acquisizione di assistiti da parte del medico». «In città “care” come Milano l’affitto dello studio fino a zone semiperiferiche supera i 2 mila euro mensili a fronte di una convenzione bloccata in sostanza al 2006. Fare il nostro lavoro diventa insostenibile – dice Roberto Carlo Rossi, medico di famiglia e leader Snami lombardo (nonché presidente Omceo Milano)- mentre non è insostenibile pensare che se un farmacista possiede dei locali vicini al negozio attrezzabili a studi possa affittarli a uno o più medici di famiglia: se d’ora in avanti potesse indirizzare i pazienti indecisi ai medici che operano nei suoi locali, davvero non si configurerebbe un conflitto d’interesse? Per di più, ove le condizioni fossero vantaggiose (parlo sempre in linea teorica) non è detto sarebbe facile al medico locatario esercitare in modo svincolato da pressioni. La delibera mina l’esercizio indipendente della medicina generale e può generare conflitti d’interesse». «Non possiamo ammettere che sia un professionista della sanità a indicare un altro professionista al paziente», dice Belloni che è anche presidente dell’Ordine dei Medici di Pavia. «E’ vero, la legislazione nazionale potenzia i servizi erogabili nelle farmacie, ma il farmacista non è uno sportello e i suoi servizi non dovrebbero andare contro principi etici e deontologici». Belloni comprende che non sono state le farmacie lombarde ma la Regione a prevedere questa norma: «Per questo abbiamo inviato una lettera alla Direzione Sanità, all’Assessore e al Presidente in cui chiediamo di rivedere la norma. Ma aspetto che anche l’Ordine dei Farmacisti prenda posizione. Con i farmacisti poi – prosegue Belloni che il 26 vedrà le autorità regionali a un tavolo tecnico pure su questo tema – dovremmo parlarci di più; con loro e gli infermieri siamo le figure cardine sulle quali si fonda la rivoluzione che porterà molte cure dall’ospedale al territorio. E le Regioni dovrebbero occuparsi più di come far collaborare queste professioni tra loro, in autonomia, nell’interesse del paziente, che di attribuire compiti impropri».
Mauro Miserendino (da Doctornews del 5 giugno 2014)