Lo scorso anno, durante le elezioni ordinistiche, qualcuno, da Roma, aveva tentato di colpire l’Ordine di Milano facendo precipitare il quorum. Gli è andata male. I medici hanno risposto e sono venuti a votare. Un po’ di acqua è passata sotto i ponti e in questo anno trascorso dalle ultime elezioni l’OMCeO Milano non si è risparmiato: critiche costruttive a livello nazionale (su ENPAM, Federazione, Ministero, politici, etc…) ne sono state fatte tante; ma soprattutto, a livello locale, temo di aver pestato qualche piede di troppo dicendo, anche nello scorso mese di agosto, quello che penso sulla riforma lombarda. Ora, guarda un po’, esce un articolone su un noto giornale milanese che vuole mettere in croce l’ordine meneghino. L’articolo si basa su due presupposti: “compenso da 200mila euro al direttore generale dell’Ordine: scoppia la polemica”: questo titolo non risponde a verità. Quattro consiglieri ospedalieri su 15 si oppongono a questo “immorale” sperpero, mentre gli spreconi sarebbero “in quota medici di famiglia”. Anche queste affermazioni sono false.
Vediamo di rimettere le cose in fila: il vecchio dirigente, andato in pensione, costava all’Ente 190mila euro all’anno, tutto compreso: TFR (che si chiama in un altro modo, ma così tutti ci intendiamo…), previdenza e tasse. I suoi stipendi sono sempre stati approvati, per anni, da tutti: cioè dalle stesse persone che, guarda un po’, ora dicono che i compensi sarebbero troppo alti! Peraltro, lo stipendio del nuovo non è ancora stato fissato, né lo potrebbe, poiché la parte variabile va contrattata e tutta la procedura va ancora espletata. Comunque, i minimi di legge, tutto compreso (e per cambiarli bisogna rivolgersi a Palazzo Chigi!), sono di oltre 130 – 140mila euro a cui si deve sommare la retribuzione a risultato. Infatti, all’ordine di Roma è in forza un dirigente che, se sommi quello che hanno pubblicato con TFR e previdenza, costa ca. 190mila euro. Milano è il secondo ordine d’Italia. Napoli è il terzo. A Napoli, se sommi lo stipendio lordo base al TFR e alla previdenza arrivi intorno a 160mila euro all’anno. Sono, purtroppo, le cifre della pubblica amministrazione, che noi possiamo solo subire, altrimenti ci fanno causa! Veniamo ora alla presunta contrapposizione tra ospedalieri e medici di famiglia. Niente di più falso. Intanto i componenti del Consiglio sono 19 e non 15. I Colleghi che hanno votato a favore appartengono a tutte le sottocategorie della professione medica: medici dell’ospedale, liberi professionisti e medici convenzionati. Ritengo stupido (e funzionale solo a chi non vede di buon occhio i medici) fomentare artatamente le (false) contrapposizioni tra sottocategorie della professione.
Ciò detto, parlare solo di soldi è totalmente fuorviante poiché il dirigente è una necessità in un ente pubblico: la Federazione ci impone di averlo poiché il potere politico deve essere separato da quello amministrativo e tutta la letteratura e la giurisprudenza in materia sono concordi in questo senso. Ci deve quindi essere una figura apicale amministrativa autonoma, dotata di responsabilità organizzativa e decisionale. Nessun funzionario potrà mai avere questo tipo di caratteristiche.
Insomma, fumo che si poggia sulla polvere che si regge sulla nebbia.
Certo, in epoca di spending review, fa sempre notizia dare addosso ad un ente che ha un dirigente ben pagato. Peccato che sia così ovunque. Invece che prendersela con un Ordine che contiene i costi, ha i conti a posto, ha una quota d’iscrizione ferma da un decennio e tra le più basse d’Italia e la abbasserà dall’anno prossimo a giovani e anziani, forse sarebbe meglio unire le forze e andare dal Governatore della nostra regione per battere un po’ cassa: perché in Lombardia, con un sistema sanitario strombazzato sempre come superefficiente, non si pagano adeguatamente i medici? Perché la riforma lombarda non sana i precari, assunti in posti delicatissimi come i pronto soccorsi e pagati quattro lire? Perché si tollera che un capo dipartimento di una grossa struttura con sale operatorie che lavorano a pieno ritmo prenda di meno di un dirigente amministrativo? Sono queste le cose che chi vi scrive ha sempre detto e sempre dirà, anche a costo di scontentare qualcuno, anche a costo di essere sbattuto in prima pagina per un “caso” che non esiste.
Roberto Carlo Rossi